Luna e cielo

Illuminato, cielo d'inverno.
Stellato, qualcosa d'eterno.
Il cielo ti ripara dal freddo
anche dopo il nostro congedo.

Melodioso, le corde dell'arpa.
Calda, la lana della tua sciarpa.
Ogni abbraccio sincero
esplode di amore vero.

Ogni lacrima ormai versata
dal gusto amaro, assaggiata,
è gioia che mi accompagna
che la mia vita guadagna.

Ogni sorriso che doni
sono come tanti suoni
che messi in un'armonia
accendono la fantasia.

Raggio di sole

Una scogliera colpita dal mare,
impetuosa corroderà il cuore
e la forza del vento che soffierà
spazza tutto e via porterà.

E nel pieno inverno, gelido,
un sentimento un pò avido.
sperato e voluto, il sole,
riscalda nel tepore del calore.

Irradia e illumina,
ti ferma e ti fulmina.
E' piacevole lo stare
e il volerti amare.

Silenzio!

E quando ti prende la malinconia, quando ti prende la morsa che non ti fa dormire. Tu sorridi e io? Io ti imito solamente. Sono patetico vero? Sono patetico perchè non seguo la mia via ma solo una tua scia. Sono ancora incatenato. Ma ho le chiavi. Non le voglio solo usare. Voglio credere che qualcosa sia rimasto, che ti accorga di me. Che ti sto seguendo. Non dormo, non vivo. Non rido, sorrido. Non riesco a sforzare sincerità, non macchio il mio cuore. Lascio immutabile e non mi sforzo. Sembro rinchiuso in una gabbia, ma sò perfettamente che la gabbia l'ho creata io. E di false illusioni voglio sperare solo che sia tutto un sogno. Un brutto sogno dove mi svegli con un bacio. Dove possa io ancora guardarti serenamente, senza rimpianti e rimorsi. Senza che la lontananza sia così fitta. Quando guardarci negli occhi ci strappava l'anima. Quando mi perdevo in te.

Sono come un fantasma ormai: spavento gli altri e me.
Come un'ombra: seguo quello che fai.
E invece tu sei viva, io me ne sono dimenticato.

Agonia

Vidi negli occhi di lei la morte,
fu solo opera della mia sorte
d'abbandonar luogo comune
e cercar ormai nuove fortune.

Smeraldi cerulei d'ambra,
opposto al color dell'ombra,
perduta la via mi sembra
un posto nella tomba.

Banchetto alla perdizione,
festeggio alla sparizione,
inneggio al cambiamento,
onoro il mutamento.

Cinico e falso il mio essere.
Ossessivo quel mio avere.
Sentivo di nuovo quel bisogno
di possedere un bel sogno.

Amaranto

Verde smeraldo, mattino di primavera che mi arieggiava dietro la testa. Calmo e silenzioso, sul prato tra i fiori. Mi stendevo rilassato con un libro ma non riuscivo ad aprirlo per la bella giornata. Sedevo sotto una siepe riparato dal sole. Guardavo in lontananza una figura che si avvicinava in bici. Era un amico che non vedevo da molto. Mi sorrise mentre poggiava il cavalletto sul ciglio della strada e mi raggiungeva. Un saluto veloce, una chiaccherata e i racconti della vita vissuta prima del nostro ritrovarci. Come se non ci fossimo mai divisi. Ma erano strade scelte in virtù dei nostri ideali, delle nostre vite non più sinergiche e non più uguali. Come perdere una parte di te stesso, come ritrovarlo e non riuscirlo più a incastrarlo. Come fosse un altro tipo di puzzle. E fa male saper che ti manca il pezzo per completare il tuo puzzle e che quello che hai ritrovato non è lo stesso di qualche tempo prima. Tante le parole e poi un arrivederci, un non vedersi più di nuovo per tanto altro tempo.
Riaprii il libro e inizia a leggerlo.

Nitido

E' tutto più chiaro. Quando vedi l'orizzonte e riesci a scorgere le nuvole che si avvicinano e scegli di tornare indietro prima della bufera. Mi tocco la faccia, sfregiata. Mi sfioro i capelli che ormai imbiancano. Il tempo sta passando e non ho premura di aspettare così tanto. Le decisioni di attesa le lascio a chi la pazienza la conserva ancora come virtù. Io ne ho fatto la mia virtù a suo tempo e ho capito che non mi era servita a niente. Poi ti accorgi del tempo che cambia, della rigidità che si fa sentire sulla pelle, quando il minimo abbassamento di temperatura ti fa tremare. Ci si accorge come si è cambiati.
La mia scelta l'ho fatta a mio tempo e sempre nel tempo ho aspettato la risposta che mai è arrivata. Ora il tempo lo getto via non era la "persona" giusta a cui chiedere. Lascio tutto al caso senza domande, tanto sò che nessuno risponderà.

Solo le anime mi mettono tranquillità, il suono del mare, la sirena che eri, che cantava d'amore. Il mare ora mi mette inquietudine, il mare non lo voglio come amico. Preferisco che mi odi che ti sia indifferente.

Kyersh!

Eterna follia, eterna felicità
barlume razionale di lucidità
fra cascate di pensieri
avvolti in cieli cupi e neri.

Lenta agonia, normale semplicità
onde del vento dell'armoniosità
freschi della mia mente
passando tra la gente.

Guerra dei sensi, pace della tranquillità
dondolavo tra i cipressi della serenità
metto stop a quel passato
che non viene dimenticato.

L'ombra agitata

Sulla soglia della mia mente
nell'uscio della corrente
tra brividi di freddo d'inverno
e ghiacci dell'inferno.

Tra le fitte vie di sbagli
e le false luci di abbagli
nessuno specchio di verità
ma lo stesso lato di ambiguità.

Dormi tranquilla, se riesci.
Dormi tranquilla, tu devi.
La mia pace ormai rovesci
più di quanto ormai credevi.

Dormi silenziosa, nelle spine,
nel dolore in posizioni supine.
Dormi tranquilla, in una buona compagnia.
Il fardello dei ricordi lo porto soltanto io.

Spighe

In campi di assoluti silenzi,
tra gli esseri qui assenti,
tra le muta grida di felicità
solo con un tocco di semplicità.

Tra tempeste passate,
e gioie da attraversare
tra persone amate,
e fortuna da cercare.

Poi si ergeva sopra tutti
tra fiori e vari frutti,
come pace e tranquillità
e quanto basta di armoniosità.

Perdo sempre semplicemente,
sfiorarmi ormai dolcemente
è volato via quel momento
racchiuso in un frammento ...

... della mia memoria ...

Principessa della Stella

Sappiate principessa, mi premea dirvelo ma la voce è fioca e il coraggio tanto meno. Io sono solo un milite, una pedina e voi siete la dama da proteggere. Siete così vicina da poter essere toccata, ma troppo lontana per poterlo io fare. E se neanche una missiva trovi forma nel mio cuore avrei milioni di parole da dedicarvi. Non voglio che parole così vengano rifiutate, e per questo rifiuto non posso far altro che conservare nella mia testa il nostro incontrarci e dialogare.

"Stella del mattino, che illumini la via
dai in me il sorriso e spezzi malinconia.
Stella del coraggio, che infondi sicurezza
dai in me gioia e porti via ogni amarezza.
Stella della sera, che coccoli i miei sogni
dai in me il riposo e non te ne vergogni."

La strada che percorro

Una quiete immaginaria, una pausa mentale e fisica prima di ricominciare. Avevo lasciato in sospeso i miei progetti, e avevo lasciato indietro la mia scommessa. E' tanto più difficile ogni volta arrivare a destinazione, sopratutto perchè ormai viene a mancare l'altra parte del sacrificio. Lo faccio non per altri, ormai. Lo faccio per dimostrare che posso fare qualsiasi cosa voglia, per realizzare che con lo sforzo si ottiene quello per cui si combatte anche se non è una nostra aspirazione.

Eppure spero ancora, che ogni gesto serva a risolvere la situazione, e non solo a migliorarmi interiormente. Voglio gridare che io sono colui che non si è arreso e non che nonostante sia arrivato alla fine della meta non abbia ottenuto lo stesso ciò che desidero.

Possibile che la tranquillità è così lontana ancora?

Stella del mattino

Storto di testa,
pensier si desta,
un dì di festa
quasi onesta.

Ali di farfalla,
nell'aria balla,
su scia gialla
posatosi in spalla.

Stridio del metallo,
vasto mantello
di verde cristallo
del mio fratello.

Un pizzico d'aroma
con la di lei chioma
gusto senza fretta
sveglio da un'oretta

Fioritura

La pioggia tintenna come una melodia,
abbandona e vaga ora la mia fantasia,
staccando tutto quello che è armonia
e la porta lontano con sè nella via.

Brulicano in pensieri riflessi,
da tempo sono sempre gli stessi.
non mi capacito che tu esistessi,
che tu vivessi.

Soffoco gli occhi nel buio della stanza,
ti ho sempre dato troppa importanza
e fra me e te tutta questa distanza
mi fa capire che non ho fatto abbastanza.

Ti tendo le mani, non posso fare molto.
Come un campo in cui semino il raccolto
io scavo quello che invece ho sepolto.
Comprendo che sono sempre stato uno stolto

La notte dormivi

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange muta,
dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia -
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t’implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l’alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c’è chi come te attende l’alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l’alba.

Paranoid

Finished with my woman 'cause she couldn't help me with my mind
People think I'm insane because I am frowning all the time
All day long I think of things but nothing seems to satisfy,
Think I'll lose my mind if I don't find something to pacify
Can you help me occupy my brain?
Oh yeah
I need someone to show me the things in life that I can't find,
I can't see the things that make true happiness, I must be blind

Make a joke and I will sigh and you will laugh and I will cry
Happiness I can not feel and love to me is so unreal
And so as you hear these words telling you now of my state
I tell you to enjoy life, I wish I could but (it's/I'm) too late

La festa del falò

Barlumi di fuochi benedetti, il banchetto procedeva come tradizione. Intorno ad una montagna fiammeggiante, tutti seduti a mangiare della zuppa. Era l'ultima festa prima di partire e la nostra compagnia si era fermata a riposare. Il tempo era abbastanza rigido ma non avrebbe fermato i loro balli successivi.
Ero più distante da tutti, guardavo le stelle e non mi interessava della compagnia. Un compagno del mio battaglione mi si avvicinò chiedendomi di unirmi a loro. Ero di passaggio. Gliel'ho spiegato guardando le scintille del falò:

"A guardarle così sembra che dentro ognuna di quelle piccole luci dimorino i loro piccoli sogni e i loro ideali. Uno per uno sono arrivati qui portando le loro piccole fiammelle. Poi, per non lasciar spegnere quei piccoli fuochi li lanciano in uno più grande, in una fiamma enorme. Però il mio fuoco non è qui. Può darsi che senza riflettermi mi sia solo fermato a scaldarmi a quel falò."

Era lontano da quel calore che cercavo.

Poker!

Avrei potuto vincere la mano. Avevo un'ottima possibilità che altri non avessero un punteggio più alto del mio. Ma cosa mi spinge dunque a passare la mano? La paura? No, non credo. Per cosa poi? Avrei perso qualcosina ma non tutto il mio piatto. L'insicurezza? No, non credo neanche questa. Ho fatto azzardi ben peggiori per arrivare dove sono. Volevo solo continuare a mettermi in gioco. Sapevo che vincendo non avrei ottenuto nulla, avrei preferito giocarmela in condizioni estreme, perchè la vittoria viene gustata meglio. E se fosse stata una sconfitta, sarei stato ancora più contento: avrei imparato a giocare meglio.

Rimescolo le carte e stavolta punto tutto. Avevo solo un 7 di cuori e un 3 di fiori.

Rosae purporea

Rosa vermiglia, di fuoco piacere
e ardente passione, brucia di
calore e accompagna la mia
distruzione.

Apriti, il cielo non è cosi scuro
di notte. Le stelle ti fanno
compagnia e non ti lasciano
solo.

Crescerai anche senza la luce
del sole? O dipenderai
sempre dalla tua sorgente
luminosa?

Rattrista l'animo, quando ti
secchi. Spegni l'ardore e
la voglia di guardarti
morire.

Hai dimenticato la cura con
cui ti tenevo tra le mani.
Non mettevi petali ma solo
spine.

Il piccolo principe e la volpe

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

Al mattino sempre ritorna

Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre -
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro -
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.

Allegro Sognatore

Era il volo d'un gabbiano,
era come stringere la mano.
dall'alto dei suoi occhi guardare
e dai miei piccoli ammirare,
seduto in riva al mare
ogni onda ascoltare.

Disteso sulla sabbia
caccio la mia rabbia
d'aver lasciato scappare
quello che dovevo amare.

Rinfrescata la mia mente
chiudo gli occhi pensando a niente
ma più che non pensare
mi viene da sognare.

Malinconica pioggia

... e da allora nessun progresso.
E' atroce avere qualcosa davanti a cui siamo impotenti.
Credevo che la pioggia avrebbe lavato tutta la mia tristezza, ma ogni goccia che cade sul mio viso è una lacrima nel mio cuore.
Mi manca tanto, è un dolore infinito.
Ma nessuna resa.
A costo di sfidare il flusso del destino e fare l'impossibile ...

Nei verdi reami

"Venduì, messer Alart!" annunciò la donna elfica all'ingresso del guerriero nel reame boscoso. Era solito scendere dal suo destriero, inginocchiatosi, presa la mano della dama, e leggermente posare le sue labbra sulle dita senza sfiorarle. Sempre sporco e impolverata la sua armatura e il suo viso, ma con sè aveva il sorriso.
"Sempre gentile, milady." salutò il giovane. Rialzatosi fissò la donna. La spada sul suo fianco sinistro, sembrava poco usata mentre lo scudo, poggiato sulla schiena, abbastanza incrinato. Sembrava reduce di una cannonata.
"Ero venuto a parlare con il signore dei boschi. Pericoli incombenti e notizie nefaste reco e ho urgenza di parlare con egli." aggiunse poco dopo.
Non tardò a indicargli la strada e salutarlo. Un bacio in guancia. "Naamarie, Alart Stormbringer. Aa’ menealle nauva calen ar’ malta!"

Il suo scudo sembrava aver difeso fin troppo. Lo spirito era quieto e l'animo in pace. Sembrava non fosse in collera o che non fosse in colpa per nessuno. Non aveva trafitto niente la sua spada?

Frammenti dell'anima

Sei il fulgido specchio delle mie brame,
l'effimero pensiero unico della mia mente,
fra la passione e l'ardore,
nell'eterno dolore del ricordo d'amore.

Annebbia la mia vista,
accechi la mia fantasia.
Vuoi essere la prima e la sola
che permane nella mia anima.

Non ti lascio scappare,
nè ti incateno e costringo.
Sei nata libera come il mare
e io sono il tuo complementare, il tuo cielo.

Siamo il punto di unione nell'orizzonte,
blu sei perchè prendi il colore dal mio riflesso.
Ti estendi verso il basso e io verso l'alto
Vicini eppure così lòntani.

Oceano d'aria

Colorato come un mare,
luminoso come una stella,
profumato come un fiore,
pesante come un metallo,
immenso come il cielo,
solido come la terra,
vuoto come il silenzio,
forte come un pugno,
delicato come una carezza,
lontano come un addio.

Sono così vicino e nello stesso tempo distante.
Averti accanto e sentire che sei solo un involucro di carne senza emozioni.
Sei come morta, ma non per me.

Ingranaggi pieni di ruggine

Come macchine, automatici e abitudinari. Siamo così calcolatori che facciamo le cose più prevedibili, quelle che tutti si aspettano. Nessuno che esce fuori dai canoni. Ognuno segue un suo modello e nessuno che prova a essere diverso dal personaggio che vuole seguire.
Siamo lenti nel capire quello che ci viene posto di fronte e ancora più lenti di quello che ci nascondono. Lentamente però ognuno crede di acquisire una coscienza sua, ma una macchina resta e resterà solo succube di una mentalità più elevata. Anche una intelligenza artificiale è creata da un'altra mente.

Sai, invece chi è il burattino e il burattinaio? Sai chi sono diventato? Quello che di questi canoni se ne sbatte, ma che riesce a vederli. Quelli che sempre sono stati davanti ai miei occhi e ora sono come avresti voluto e invece lo sono diventato solo per me, non per altri.

E all'ombra della luna, delle stelle, rannicchiato a cercare ancora le risposte che non mi hai mai dato e forse neanche sto cercando più. Tanto sono bravo anche a ragionar con la testa mia, e con quella degli altri ingranaggi. Solo un pò di olio per farli girare meglio

Sabbia

Come sabbia nel mare
sulla riva a farsi cullare
dall'acque ondeggiare
e dentro trasportare.

Come sabbia al vento
simil ad un soffio lento
senza ferocia volare
nell'aria lontano andare.

Semplice è modellare,
ancor più facile distruggere.
Come sabbia mi voglio ritrovare
e nel cielo poi cadere.


Direzioni opposte

Cascasse il mondo mentre guardo intorno,
mi accingo nel pensare,
e qualcosa da mangiare introduco nel forno.
E da soli, per ora, restare.

La rabbia scivolava via dagli occhi neri,
ma non la voglia di amare,
continuava a correre per i campi fieri.
Non si voleva fermare.

Nel caos del momento, del nevischio fuori,
nel freddo gelido inverno,
rimaneva caldo, nell'abbraccio dei suoi amori.
Era solo la porta dell'inferno.

Attraversandola non sarebbe finito niente,
nè sarebbe cominciato di nuovo,
come flusso di mare che segue la corrente,.
Contrario il mio passo muovo.

Abitudini da abbandonare

Ancor perso nel fiume dei giorni, così monotono, così uguale e così noioso. Ogni volta la stessa storia, ogni volta le stesse abitudini e ogni volta la stessa vita.
Ancor nulla è stato fatto, e quanti ricordi son sbiaditi, e le mani che ora hanno provato qualcosa di diverso, ma nulla di quello che desideravo. E queste gambe che hanno corso, sotto il sole e la pioggia, non sono ancora stanche di voler correre ancor più lontano. Beatamente tra i campi delle campagne, dove altri corrono per passione, passano e guardano uno disteso con la musica nelle orecchie.

Mi rialzavo poi, dirigendomi verso il mare. Lì, il punto di incontro e di rottura. Lì ho abbandonato tutto e a lei devo la mia vita. Lì ho lasciato il mio cuore e la mia anima. Lì ho pianto e sorriso insieme. Lì è morto e rinato qualcosa. E ora voglio solo non rivederlo.

Anima meccanica

Pagherò la mia odissea
per realizzare la mia idea
e di un desiderio bello
sarà solo un falso castello.

Gioco sempre di fantasia
inventando la favola mia
e ci possono essere preghiere
ma creo solo chimere.

Contro il mare mosso
come un grande fosso
la luce con me prenderò
e insieme a lei camminerò.

Ieri ero solo prigioniero
oggi, invece sono il guerriero
che vola su un destriero
cavalcando le ore su un veliero.


Utopia

E ora piccolo giochetto con la mia mente. Vediamo le parole sul quale mi soffermo:

buio
oblio
decadenza
feudalesimo
medievale
crociata
guerra
odio
vendetta
rabbia
omicidio
gioventù
infanzia
lontano
rincontrare
diversi
sogni
desideri
follia
corsa
invisibilità
sparire
divertimento
senza pensieri
musica
caldo
stato
emozione
mare

Delorean

Cosa farei con la Delorean? In quale data tornerei indietro? O forse andrei nel futuro?

Son stanco di aggrapparmi a qualcosa di falso, che ormai è svanito. Ma non voglio arrendermi nè sentirmi sconfitto. Cosa fare?

Just an illusion?

Perchè quando si ricerca qualcosa si vuole trovare il concreto del concetto e non la sua astrazione? Non basta immaginare il valore del nostro desiderio senza averlo tra le mani? Tipo l'artista: quali sono le caratteristiche per definirlo tale?

Io credo che non serva avere le qualità di un Michelangelo o un Van Gogh per essere pittori. Nei quadri non ci si deve mettere solo la bravura nel disegnare, ma la verità. La verità del momento che si voleva disegnare. Tutti saremmo bravi a disegnare o fare qualcosa che si è predisposti a farlo, ma quanti ci metterebbero la loro passione e la loro personalità nel farlo?

E se nell'amore ci mettiamo l'anima, chi ci mette solo il corpo non ci mette la verità che vorremmo. Chi è a pagarne tutte le conseguenze è chi non è abituato alle illusioni

Atroci silenzi

Aspettando le tue parole
quelle dolci che mi sussurravi,
quelle che mi ripetevi,
quelle che non svanivano
quando andavo via da te.

Aspettando i tuoi sguardi
quelli che mi regalavi,
quelli innocenti con cui guardavi,
quelli che non sapevi
sfuggire nella timidezza.

Aspettando la tua mano
quella che mi stringevi,
quella che mi sfiorava,
quella tenera che una volta
presa non la lasciavo mai.

Eppure in questa stupida
attesa io sono ancora qui
solo mentre tu regali
quello che io desidero a
volti sconosciuti.

E' tutto così triste. Si può dimenticare?

Carezze

Per sfiorar il tuo candido viso
e regalarti ancora un altro sorriso,
ti donerei la mia armonia
trasmettendotela in allegria.

Per tal ricordo sofferente
soffocherei il pensier ardente
di non rivolere il mio passato
e futur con te non andato.

E se qualche tuo dolce tocco
al contempo di qualche rintocco
delle campane, nel frastuono,
son solo farfalle che si odono

e del loro sbatter d'ali,
nelle strade e nei viali,
la tua leggiadria li accompagna
fino a valle della montagna.

E mi quietava l'anima, il cuore e il sonno

Ancora legami

Solenni sono le mie promesse e mantenerle è un'obbligo più che un dovere. Tutti siamo capaci di dimostrare di essere capaci di compiere qualcosa, ma al minimo segno di resa possiamo già infrangere quel legame. C'è bisogno di dimostrare che c'è quel qualcosa che manca nello spirito delle persone, quel bisogno di sentirsi vincolati. Chi si arrende alla prima difficoltà è solo un perdente, che non sà continuare la sua lotta per mantenere vivo il patto. E chi crede che sia solo una buffonata, vuol dire che di legami sinceri non ne ha mai fatti e tantomeno potrà capire cosa significa eterno.

Colui che stringe il fardello da tenere è doppiamente forte: deve vivere per sè, e per la promessa.

Modulazione lenta

Assiduo persisti nella durata eterna fra un'onda e il soffio del vento. Mentre le prime ore luminose irradiano la spiaggia, seduto e pensoso guardo il mare, guardo la luna calante e guardo il cielo tra il rosso dell'albeggiar e il celeste tendente allo scuro della notte che va via con miriadi di sfumatore di vario colore tra di esse. E un pescatore sulla sua barca mi fa compagnia, anche lui non ha dormito questa notte e ha preferito il richiamo della salsedine alla comodità di un letto.

E l'abbandonar questo luogo mi causa una fitta al cuor, come se qui lo volessi lasciar mentre il mio corpo si dirige verso casa. La mia mente è lì: in quel infinito mareggiar.

Interminabile amor

Passegger notturno della mia testa
dove passi lasci sempre una festa
con tocco leggero la tua scia resta
sussurri e risate di una giornata lesta.

E al mattin a me fai da veglia
rugiada sul fior a te assomiglia,
allegria mette al dì appena venuto
fino alla sera in cui il ciclo è compiuto.

Di grazia è accetta la vostra presenza
principessa degna della tua essenza
e quest'opera, come le altre, a voi è dedicata
per ricordarvi che siete ancora la mia amata

Costruttore di sogni

Mi chiedo ancora ogni giorno cosa ho saputo appiccicare dei pezzi del mio puzzle. Di quei 1000 pezzi solo 20 sono riuscito a metterli insieme. Ma da quei 20 posso imparare che ci sono altrettanti 20 pezzi che si possono intrecciare. E quando si vede un pezzo mancante si vede se l'incastratura sia giusta o meno. Io invece li provo tutti. Perchè bisogna limitarsi ad incastrare quelli in figura se anche altri pezzi potrebbero andare bene? Magari si realizza qualcosa diverso da quello che l'inventore di quel puzzle si era prefissato. Come uscire un pò fuori dalle righe, tutti vogliamo essere diversi, e basta un piccolo dettaglio per riuscirci. Piccoli gesti di rivoluzioni, ma tanto grandi per essere notati almeno da sè stessi.

Eppure in mezzo a tutto questo, qualche bugia c'è ancora. Mento ancora a me. Mento ancora a tutti.

Vneith Azuras!

Sol di color nerastro li capelli
della plumbea folta chioma,
e sulle spalle svolazzar di mantelli
e del profumo della sua aroma

che riecheggian nell'aria morbida
come soave è la sua dolcezza
al levar della sua voce così nitida
e al gesto della sua carezza.

Azzurro il ciel sopra le nostre teste,
le nuvole lasciaron posto al sole
segno indelebile di tante feste
e respirar finalmente odore amichevole.

I sogni annegati

Fu il tramonto. Era afosa la giornata e sdraiati sulla ghiaia, su una tela, guardavamo il mare. Mi raccontavi dei tuoi sogni e delle tue ambizioni. Eri la sirena del mio mare, quello che non si pareva dinnanzi me, quello che immaginavo spaziare nella mia testa. Sei sempre stata la luce del faro che guidava le navi alle sponde della riva, nelle quiete giornate o nelle burrascose tempeste. Il riferimento dei miei ideali.
Non ci accorgemmo che il tempo era passato, e la notte con esso. Era l'alba. Ci stringevamo l'un l'altro come a voler che quegli attimi non avessero mai fine. Come il ciclo giorno e notte che si alterna, come le onde che si infrangeranno sempre contro la riva per poter subito dopo ritentare la loro forza. Noi siamo stati molto più deboli.
Quasi posso sorridere. Io non ho perso l'abitudine. Continuo a gioire e portare serenità, anche senza di te. Un pilastro che mi è crollato addosso, ha distrutto il castello di me, e mi son accorto che non c'è bisogno di un luogo per vivere. Si può vivere in qualsiasi luogo possiamo chiamare "casa" e mentre seduto su quel telo indico il mare. Indico il mare a mè stesso in ricordo delle nostre promesse, dei tuoi sogni e che se quelle onde sono più forti del mio amore.
Io un giorno tornerò a sognare, come quel ragazzo che vedeva un libro di fiabe che pian piano si avvicinava al lieto fine.

Eroe senza tempo

Virtute era le sue imprese
e verso gli altri le mani tese,
non calore e bellezza recava
ma sangue e morte lo segnava.

E quel sorriso che sfoggiava,
una maschera che portava.
Nasconder bene le sue colpe
era intelligente come una volpe.

E veniva chiamato eroe dal popolo
e da gente intorno non era mai solo.
Eroe veniva chiamato colui che uccide
e della morte degli altri, poi, sorride.

La farfalla

E' così difficile chiedere scusa? Forse per me sì. Si possono deludere tante aspettative, sopratutto se sono fatte a persone di scarso interesse. Poi, invece, ci sono quelle promesse, quei percorsi trascorsi in buona compagnia, quelli che ti facevano sentire quasi leggero e mai stanco. Quelle che dovevi stringere a te e cercare nè di soffocarlo nè di allontanarlo. E a raccontarlo ora, quando si è scelto uno dei due limiti, è triste.
Perchè si vorrebbe evitare di ripetere lo stesso errore, scegliere di agire in maniera diversa per avere ancora un motivo per guardare la Luna.
Mi tocca solamente pensare al mare, sapendo che da lassù mi guarderai sempre dall'alto verso il basso e io ho quasi timore ad alzare la testa, paura di ferirti ancora e lasciarti ancora più sola.

So che non servirà a niente dirlo ora quando so che non mi vorrai rivolgere nemmeno la parola, ma spero che tu possa non essere sola. Mi dispiace davvero. Con il cuore, ghiacciato ormai.

"Panta rei os potamòs."

In fondo

Tra desideri
e speranze vane.
Tra obiettivi
e soluzioni futili.
E quello che
mi serve non
è qui per me.
Con la mente
ritorno indietro
mentre con le
gambe cammino
avanti.
Invado il tuo
mondo ma sono
solo una preda,
la tua trappola
è ben escogitata
e io ignaro ci casco.
Ma non fa più
male. Sono io che
l'ho voluto.

I dolci risvegli

Verdi brughiere e cieli coperti,
raggi di sole a tagliare le nuvole
per doni della natura offerti
su piatti d'argento come favole.

E il mattin il profumo di pioggia
mi sveglia come caffè e la sua aroma
dove il versare di ogni singola goccia
sembra il battere di una croma.

Il destare mi è tranquillo
e il sorriso lo ho dal risveglio
al batter in fronte di uno zampillo
e il sussurro di uno sbadiglio.

Di rare bellezze

Carezzevole è il volo di un angelo
che fra le piume delle sue ali
stringe una piccola parte di cielo
scacciando via tutti i mali.

Sognante è il fluire di una sirena
con il suo movimento sinuoso
spezza il ferro pesante della catena
lasciando libero il tuo riposo.

Veloce è il passo di un unicorno,
la sua è una vita di sola apparenza
ma cavalca nelle praterie tutte il giorno
solo per farti sentire la sua essenza.

Ardente è il fuoco della fiamma
brucia e distrugge ciò che trova
non sempre però è un dramma
soprattutto se è un'emozione nuova.

Le mie battaglie

Ci trovammo dopo tanto tempo. Passò più di anno dal nostro ultimo incontro eppure nulla cambiò. Almeno da parte mia. Tante le cose che ti avrei voluto chiedere, tante quelle che invece non sopportavo di sentire eppure sono rimasto ad ascoltarti. La mia bocca ti sorrideva e il mio cuore piangeva. Che strana sensazione ci si prova. Mi ci farò un pò di abitudine.

Chiaccherammo per tutta la notte, tra le risa di gioia e i balli di festa, fra un bicchiere di vino e uno di sincerità. Come ci siamo persi me lo domando ancora. Non mi premeva chiederti come stavi, lo si evinceva, non mi affliggeva domandarti se saremmo potuti tornare a vivere le nostre vite insieme, non lo avresti voluto. Ti volevo solo vedere ridere, e così feci. Mi faceva star bene e poi era quello che desideravi da sempre.

Alla fine della nottata, intorno quel fuoco ti sussurrai delle parole, ma nel tuo sonno chissà se lo hai sentito. Ti accarezzai i capelli, ti misi una coperta addosso e un bacio in fronte. Mi voltai dopo essermi alzato, ti vidi rannicchiata con la felicità di chi vive un sogno.

"E' arrivato il momento di sistemare delle cose. Tu ed io abbiamo lottato e siamo sopravvisuti. Ora io devo combattere perchè nessuno ti neghi quel sorriso."

La mia spada era ancora legata al mio cinto, il mio scudo dietro la spalla. Ormai non desideravo più solo difendermi. Da lì avrei scelto di usarne due di spade. Una per attaccare, l'altra pure. Non ero con nessuno in quella guerra.

Loto

Purezza del tuo essere,
invisibile al mio avere
che i sensi fa inebriare
e gli occhi innamorare.

Dovuto e mai negato
il tuo cuore ancora legato,
un'emozione che ho amato
e poi ho, invece, lasciato.

Raro è il tuo fiore
Unico il tuo amore
Opprimento il mio dolore
Silenzioso il tuo rumore

mentre via sei andata.

Dolci Ricordi

Ora possiamo correre insieme,
mano nella mano felici
ma preferisci rimaner sola come
un albero che affonda le sue radici

Ho dimenticato il colore dei tuoi occhi
ma non il calore del tuo cuore
mi scaldavi sempre, ovunque,
mi mostravi semplicemente il tuo amore.

Le piazze e le fontane visitammo,
i carnevali e le fiere vissute
tra le viste di albeggiar
e quelle stelle che in mano hai avute.

E ogni sorriso che mi strappano questi dolci ricordi
Ogni lacrima che si cela dietro il mio volto
quando giro la testa per vedere se ci sei ancora
ti ho perso per strada ... e non me ne sono accorto.

Freddi pezzi dell'anima

Cosa succede se ogni giorno si muore? Succede solo che il seguente si toppa la ferita. Questo quando il dolore non è provocato da noi stessi.
E se invece si strappasse via una parte di sè e buttarla via per sempre? Non lo so, e voglio provarlo. Voglio sentire cosa si prova. Voglio vedere se è meglio farsi del male da soli per non esserlo dagli altri.

"And I know what it’s like
To lose someone you love.
And this felt just the same
"




"The door has opened wide
I’m turning with the tide.
Looking through her eyes"

Non saremo più gli stessi ormai. E' solo un altro pezzo di cuore che se ne va con te.

Le mie sensazioni di pre-battaglia

La sensazione è la preoccupazione. Hai paura di deludere le aspettative della gente e quella di vantarsi di qualcosa senza aver la voglia di farla. Eppure devo mettermi in gioco, devo combattere non per vincere ma per dimostrare che sono uno fra tanti.

L'unica consolazione è che non combatto per me, combatto per altri. E sotto gli occhi di spettatori non sarò io il protagonista, non questa volta.


Metto i guantoni alle mie mani
rovinate dagli allenamenti giornalieri
e nonostante sò di non vincere
combatterò e vincerò con il cuore.

Tra le fiamme

Calpesto cenere. Cammino sui legni bruciati, sulla pietra rovente e sulle fiamme ancora alte. Il villaggio brucia. Non sono il protagonista, nè uno spettatore. Come uno spettro levito sulla terra per non scottarmi, i miei piedi non toccano il suolo e i miei occhi vigilano intorno. Tutto è deserto, ma deserto diventato, non esistito. La notte arriva e con essa anche il freddo. Si quieta il paesaggio.

Diventato mite, neanche il vento fischiava e i miei arti sono in posizione di attesa, sò già chi verrà e quando verrà. Io paziente aspetto il cavaliere del fuoco. Non dovetti attendere molto.
Lo vidi arrivare in sella ad un leone maestoso, dalla criniera bella folta e da un armatura da battaglia. Il cavaliere non era da meno: un armatura di piastre con bordature rosse e il l'incisione sullo scudo di una fiamma.

Mi guardò e io lo fissai, poi proseguì senza proferire parola e io andai nel verso opposto al suo andare.

Capii quello pensava e che mi doveva dire. Ho già avuti altri incontri simili con poche parole in più da farmi capire il suo essere taciturno e solitario. Dovevo proseguire e non mi sarei dovuto fermare li quella notte.

Vedevo già la torre bianca dal sentiero che mi accingevo a seguire. Era la mia destinazione.

Le voci del silenzio

Vorrei guardarti per sempre
semplicemente come sei,
immensa in ogni istante
come un'abitudine che non perdo mai.

Stringimi forte non chiedere
perchè non riesco a parlare d'amore,
credevo fosse la ragione
più forte dei movimenti del cuore ...

... ma non avevo te

Vorrei cantare per sempre
le mie paure per farti ridere,
di ogni mia ossessione,
di ogni buona ragione dell'umano cercare.

Sotto la neve la vita c'è
nascosta nelle parole che non so dire.
Pensavo di essere più forte
ma è stato come morire prima di nascere ...

... volare con te

Solo guardare

Tra le stelle poso il mio sguardo
dove ho lasciato il mio ricordo
e scusandomi oggi per il ritardo
mi immagino un viaggio assurdo.

Solo noi due che ci stringevamo,
era così dolce abbracciarti
che mai avrei voluto lasciarti
nell'attimo che ci perdevamo.

E nessuna melodia parlerà per noi
abbiamo scelto di non ritrovarci
per paura di mai più lasciarci
e quel che succederà lo lasceremo al poi


Giacomo Leopardi - L'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare

Giorni da riconquistare

Dimenticare? E' così facile.

Non è facile oggi rifare tutto, distruggere e riconquistare come quando ho conosciuto te sotto una pioggia di stelle. Non sono niente più.
Lei ha la luce e aspettando un attimo mi rendo conto che è meglio chiudere e riconsegnare, devo rialzarmi, combattere e perdere ancora.

Ogni giorno che passerà sarà un giorno di gloria.

La luce delle fate



Posavo il mio sguardo verso Oriente quella mattina, dove sapevo nasceva il sole; ma non il Sole, quello lo nascondevi tu nel cuore. Speravo mi illuminasse, mi rallegrasse, mi strappasse un sorriso. Credo invece che abba sortito l'effetto contrario. Ora che il volto è chiaro si può notare la delusione e il velo di malinconia che hanno coperto la sua gioia.
Cancellano le false speranze, i giorni che passano miti e uguali, senza mutamenti.
Ho visto verso Oriente perchè speravo nascesse di lì la luce, quella che con il suo calore ti scalda anche se è lontana.
Ho creduto nelle fate perchè di tutta l'immaginazione vissuta accanto ad una sirena, nulla dona più conforto di un battito d'ali leggero e impercettibile dove solo chi ha purezza può sognarlo.
Ancora voglio rivivere quel momento ...

Come poesia

Era come poesia la tua bellezza
non sei bella per quello che mostri
ma sei bella per chi ti apprezza

Era come poesia la tua voce
anche il più lieve sussurro era dolce
e non più sentirla è un male atroce

Era come poesia il tuo sguardo
naufragar nei tuoi occhi e perdermi
e riaverli è ora il mio traguardo

Era come poesia le tue sensazioni
ci si accorgeva di quello che sentivi
dalle tue lievi e leggere pulsazioni

Era come poesia la tua essenza
la si sente in ogni istante della mia vita
che mancando mi accorgo dell'assenza

Era come poesia il tuo amore
immenso da coprire ogni odore
forte da riempire ogni sapore
luminoso da abbagliare ogni colore
bello da far morire il mio cuore.

Un momento per bere

Spalancai la porta dell'osteria e mi accinsi a raggiungere il bancone. Era stranamente vuoto per l'ora. Chiesi del sidro e detti uno sguardo intorno. Solo un uomo dalle umili vesti mangiava qualcosa su un tavolo. Lo fissai per un pò quando lui ricambiò lo sguardo e la bevanda mi fu servita. Aveva gli occhi verdi, e forse anche delle orecchie quasi a punta. I capelli dorati raccolti in una coda, un bastone appoggiato al muro e solo dopo mi accorsi di un lupo grigio seduto tranquillo vicino a quello che supposi era il suo padrone.

Bevuto che fu il mio sidro, pagai subito e piano mi avvicinai al lupo. Non era insolito vedere lupi in giro, era insolito vederlo in una locanda.

"Torriel" esclamò l'uomo quando giunsi vicino.
"Scusi?" risposi.
"E' il nome del mio compagno, Vento nella lingua comune."
"E' elfico?" chiesi.
"Io solo per metà, il nome di lui è nanico." mi disse.
Rimasi sbalordito dal fatto che il nome di un animale fosse nanico, sopratutto conoscendo la loro razza burbera rispetto a quella elfica. Chiesi se mi potevo sedere a chiaccherare e per lui non fu di disturbo.

Oltre i riflessi

Si affoga nell'alcool i dispiaceri
rendendo i propri pensieri sinceri
quando la mera solitudine ci visita
per lasciare il vuoto mentre transita.

Accorgendoci che oltre i riflessi
della felicità, troviamo il suo opposto,
che prima ancora che la cogliessi
era morto il nostro presupposto.

Divenimmo fuoco e dopo cenere
abbandonati a noi stessi nell'oblio
come la promessa nel cimelio
che si è decisi a mantenere.

Stanco però del solito paesaggio
vorrei chiudere con il mio passato
guardarlo come tempo ormai andato
e proseguire chiedendo un passaggio.

Sguainare le armi

Era arrivata la chiamata di raduno. Tutto era così calmo quella mattina. Non pensava avrebbe partecipato ben presto alla sua prima battaglia; in fondo non aveva ancora finito l'accademia militare. Questo significava che per il regno, il tempo era arrivato agli sgoccioli. Il tutto per tutto in una mossa offensiva. Si suol dire, infatti, che la miglior difesa è l'attacco.

E io? Io non avevo nemmeno una spada mia. Avevo solo un nemico di fronte, l'unico con cui volevo sfidarmi. Non guardavo oltre quello che volevo vedere. Sapevo che per raggiungere avrei dovuto sfondare le linee nemiche, e che forse non ci sarei nemmeno arrivato. Ben presto mi accorsi che attendevo che nessuno si accorgesse di me. Per quanto potevo essere forte, avevo paura. Avevo paura di affrontare la lotta. Avevo paura di morire. Poi presi coraggio. Ricordai quegli occhi di odio, quelli che mi rubarono ciò che per me era più caro.

Passai dalla fucina del fabbro che mi indicò delle armature. Ne scelsi una di cuoio. Non mi importava essere ferito quanto essere tempestivo. Dovevo essere un fulmine e non potevo permettermi di appesantirmi. Il forgiatore mi guardò. Stava raffreddando la sua ultima creazione. Una lama ricurva, diversa dalle altre. Più leggera e più sottile ma non per questo meno letale. << "Masamune" è il suo nome >> mi disse, donandomela. Feci una prova contro l'incudine: non si spezzò.

Arrivai alla radunata. Ero pronto. Ero pronto ad agire per conto mio. Non volevo stare in mezzo alla battaglia che non mi apparteneva. Mi apparteneva colui che l'aveva scatenata.

"Memento mori" fu il mio pensiero costante.

Fame dell'anima

Voleremo in cielo come aironi
e guarderemo in basso e rideremo
noi alti sopra la gente passeremo
e ci sentiremo, del tutto, i padroni.

Nuoteremo in mare come pesci
per ammirare meravigliose creature
come delle sirene, anime pure
che la nostra gioia accresci.

Cammineremo sulla terra come leoni
fieri padroni di un mondo solo nostro
segnati sul foglio con dell'inchiostro
che supera ogni sorta di religioni

Ma ci hanno fatto persone umane
proprio per farci continuare a sbagliare
e da ogni nostro errore dovremo imparare
quanto le nostre vite sono strane.

La parte intoccabile

E lasci quel senso di vuoto dentro
che a riempirlo non ci metti niente
ma che non vuoi andarci incontro
rimanendo al tuo posto assente

Ricordo che non era parte di me
il tuo pensiero che mi attraversa,
che faccio scorrere da sè,
situazione insolita e diversa.

Ora posso solo difendere il dono
che mi hai regalato e che conservo
come un'emozione che non abbandono
divenendone padrone e servo.

Solitari voli

Triste e solitario il tuo volo
che non fai parte dello stormo
ma preferisci essere solo
quando pensi e ti guardi intorno.

Le ali spiegate al cielo
leggiadro ti ergi con il sole,
rannicchiato ti chiudi al gelo
perchè quel nascondi ancor ti duole.

Quando imparerai a voler compagnia
quando avrai imparato ad accettare
che è solo frutto della tua fantasia
quelle che la mente riesce a immaginare,
sarai libero di scegliere, andartene o volare
ma avrai capito che lo stormo non devi abbandonare

Omnos

Immi daga uimpi geneta,
lana beððos et’ iouintutos.
Blatus ceti, cantla carami.
Aia gnata uimpi iouinca,
pid in cete tu toue suoine,
pid uregisi peli doniobi?
Aia mape coime, adrete!
In blatugabagli uorete,
cante snon celiIui in cete!
N’immi mapos, immi drucocu.
In cetobi selgin agumi,
selgin blatos tou’ iouintutos.
Nu, uoregon, cu, uorigamos,
lamman, cu, suuercin lingamos,
indui uelui cantla canamos!
Ne moi iantus gnaton uorega,
iantus drucocunos uoregon,
cante toi in medie cete.
Cu allate, papon sod urege,
eððiIo de iantu in cridie.
VediIumi: cante moi uosta!
Ne, a gnata, cante t’ usstami,
ne uostami, ne te carami.
Ne carami, nec carasumi.
Boua daga uimpi geneta.
Immi trouga, lana nariIas.
Vrit- me lindos dubnon -piseti.

Pensieri contrapposti alle parole

Seguiamo tutti la stessa linea, è questa che ci ha permesso di essere simili. Seguiamo le orme già tracciate solo per paura di perderci. Siamo tutti simili che per distinguerci non abbiamo altro che utilizzare una maglia, un pantalone. Un taglio di capelli. E curiamo solo il nostro aspetto, pensando che si possa essere unici solo essendo belli e perfetti.
L'anima invece rimane soffocata da questo corpo, l'involucro che non la permette di uscire.
E io mi domando come fare per vedere dentro di esso? Mi bastano gli occhi? Non risponderei sinceramente, potrei dire di si perchè essi sono lo specchio dell'anima; potrei dire di no perchè l'anima è invisibile agli occhi.
Nessuno si chiede perchè ci hanno insegnato la parola, i gesti, le sensazioni, le emozioni. Si possono raccontare tante belle storie, tante avventure passate. Si può raccontare di odio che si prova e mentre lo si dice una lacrima che scende sulla guancia può solo tradire le stesse parole. Come se nel dire si facesse solo del male e si soffre. Questa è una visione del vero Io.
Perchè parecchia gente vuole così tanto nasconderla?

Un prato nel mare

E mi ritrovo ora a navigar
naufragato nel blu del mar
anche se sò che non so nuotar
la mia sirena voglio incontrar.

Mentre al largo guardo solo orizzonte
mi spiazza la visione che ho di fronte:
un'alba rosea e fresca di un sol nascente
mentre la mia anima è buia morente.

Divenir il tuo sogno ora dovrei
affinchè per te la mia vita darei
e se un giorno saremmo di nuovo uniti
sarà il tempo in cui ci saremo capiti.

E se dovessi un giorno approdar
su una terra, su un prato sdraiar
i miei pensieri e guardando il sole
ricordar quanto bello era il tuo amore.

Parallel dream

While you are asleep in your bed,
someone in somewhere start ti read
your dreams that are a universe
more different from the reality.

Then you want rest in this world
to see and make you smile innocently
and leave out all the problems
without a worry for the happiness.

Wake up! The dream isn't ended now.
If you want something, you must take it
You have many wounds, but that don't stop you.
Everyone you know, are with you.

La tristezza del re

Quante volte ci sentiamo importanti, senza dar nulla, senza far nulla, senza far altro che regalare solo un sorriso. E qui che ci viene da pensare che il Re non è colui che sta seduto sul trono, ma quello che scende fra i suoi simili per essere appunto colui credere, il punto di riferimento.

Lascio la ricchezza al re io, io la nobiltà la preferisco nei miei gesti, nelle piccole conquiste che non sono regni, ma sono cuori, che non sono conquistabili con la forza, ma con la gentilezza.

Io non mi sento superiore, al di sopra di altri, io sono come gli altri, e proprio perchè sto in mezzo a loro riesco a sapere cosa ne hanno bisogno. Io non sono guidato dal dovere, ma dal volere. Io non sono comandato dal mio stato di nobile, ma dal mio stato di comune.

Per questo che non sentirò il peso della tristezza del re, perchè come me, ce ne sono tanti che mi imitano.

Celeste aurora

E se il ciliegio, dal suo rosa vivo,
i suoi petali cadere io seguivo
mentre con te accanto parlavo
e ridevo, scherzosamente contemplavo

ora mi ritrovo che gli anni son passati
e noi che insieme li abbiamo attraversati
ma mentre tu vai avanti felice
io mi nascondo dietro un salice.

Ricordiamo tanti attimi divertenti
che io semplicemente chiamo momenti
ma per quanto istanti siano stati
da me non sono mai stati dimenticati.

Anche se non ci vediamo tanto
io ti vorrò sempre bene fintanto
che l'amicizia vera perdura nel tempo
e sicuramente non durerà un lampo.


Ogni sacrificio ha il suo prezzo

E' il primo giorno della rinascita, come figlio scacciato, come qualcosa di diverso.

Oggi mi è morta una foglia. L'avevo in mano e pian piano ho iniziato a stringerla. Ho sofferto, lo ammetto. Ma non devo fermarmi qui.
I miei occhi devono diventare gelidi, il mio corpo deve diventare gelido. Il mio cuore. Devo imparare a fregarmene, e far vedere cosa significa odiarmi.

Che strana sensazione però. Mi sembra quasi di gioire, eppure so che mi è morta in mano.

Facciamo una gara di resistenza alla sofferenza?
Oppure vediamo chi di noi è più ipocrita?

Aquiloni

Liberi nell'aria del vento del ovest, vola libero attaccato ad un filo, ad una persona che lo accompagna. Bisogna saper dosar la giusta direzione affinchè possa volare in cielo e bisogna saperla mantenere affinchè non cada al suolo. Colui che guida quell'aquilone è solo un bambino che vede in quel giocattolo la sua vita, la sua passione, la voglia di volare e la voglia di scappare. Ma non può, attaccato alla mano e costretto a seguire la direzione dei venti.

Arrivò però il momento che lo teneva era troppo fragile, troppo resistente per farlo rimanere legato a quel bambino.

Spinto dal vento, prendeva pieghe strane, non era più controllato da un capriccio del bambino e piano e con vorticosi movimenti si schiantò al suolo. Finì così la sua folle corsa verso la libertà. Finì che non potè essere più utilizzato.

Quiete prima della tempesta

Carattere, ma voglia di scappare.
Forza d'animo, ma voglia di dimenticare.
Finisce sempre così, che ti senti tradito nella fiducia, e pensi cosa hai fatto per meritartelo. Poi rivedi i tuoi errori e pensi che la ruota giri. Allora mi chiedo perchè dopo quello che sto passando, un pò di fortuna non giri anche da me?
Ho sbagliato lo so, ho pensato di cambiare e di mettermi in punizione facendo l'opposto di quello che non ho fatto prima. Dare poca attenzione, essere pigro, non amare abbastanza. E invece cosa ho ottenuto alla fine di questo percorso? Niente.

Sarà che mi aspettavo qualcosa, qualcosa che mi risollevasse, che non mi faccia tenere il muso e invece sono qui a scrivere, pensieri poco sereni e frustazioni. Davvero non so che mi prende, e cosa voglio, innanzitutto.

Per ora so che voglio dimenticare il mio passato, e stare almeno sereno nelle notti. Non chiedo troppo.

Il rumore della pioggia

La notte è calata, così come la pioggia. Ticchetta lenta e rumorosa sulla grondaia. Mentre mi accingo a portare la mia mente nel pensatoio, ascolto e seguo con gli occhi ogni goccia che riesco a coglierne. La seguo dall'alto verso il basso, finchè toccando terra non si frantuma e forma tanti piccole gocce.
Qui la mia mente si ferma a ricordare cosa succede.

Siamo tante piccole gocce, che non riescono a frenare la loro corsa e alla fine succede che si rompano. Ci affrettiamo a voler cadere verso il basso, e spezzarci. Non attendiamo. Potremmo rimanere nella confusione della nuvola, potremmo rimanere fermi come in una piazza affollata nel miscuglio di gente e invece preferiamo annientarci in basso che rimanere nel cielo.

Ascolto la pioggia come una ninna nanna, mi ricorda di essere piccolo come una goccia, freddo come l'acqua, ma se mi schianto sono fragile.

Sogni di serenità

Vere sono le emozioni, veri i sentimenti,
ma nascoste sono le intenzioni e i movimenti.
Cupo il tuo viso, spento senza allegria
segno di qualcuno che te l'ha portata via

e non riesci a vedere il colore dell'arcobaleno
ma immagini solo qualcosa di verde veleno.
Serenità cerco di portarti, fanciulla,
al sogno che la notte dolcemente ti culla.

Speciale è il tuo essere reale,
qualcosa di sublime e regale,
e io affascinato da questo tuo lato meraviglioso
ti dedico questo canto sperando sia armonioso.

Ricerca del nulla

Sai Medea, del cuor mio
crei una sinfonia dell'oblio
da render pesante il respiro
e vacuo ogni mio sospiro.

E guardo ancor oggi il mare
l'mmensità del sua rabbia
che non mi ha saputo perdonare
e mi fa sprofondar nella sabbia.

Le mie scuse non sono accettate
e i miei sensi di colpa divampano
e nelle tue acque le mie parole gettate
e i tuoi silenzi mi accompagnano.

Se una maledizione ormai grava
è solo per la sofferenza provata
dall'unica donna veramente amata
e di se stesso sempre superava.

E guardarsi ora nei riflessi delle pupille
non son più attese giornate tranquille
ma soltanto l'indifferenza di due anime
che da essere uniche ora sono anonime.

Ti cerco Medea, immensamente.

Soltanto attimi

Giorni di intensa emozione, ti scorrono veloce, troppo in fretta rispetto agli attimi in cui dovrebbe invece fare il contrario. E così scorre il tempo, ma pare che questa volta, il tempo passi e mi lasci un sorriso. Le speranze son sempre quelle, ma un sorriso in più e il ritrovamento di antichi passati perduti ti fà tornare il sorriso sulle labbra.

E così, l'anello lo vorrei dedicare proprio a questo. Soltanto attimi, che vorrei durassero in eterno, non mi importa della felicità, quella mia, mi importa che gli altri lo siano. La commozione e la gioia per dei piccoli gesti, e poi esser costretto a ringraziare tu per quello che ti fa passare.

La riconciliazione è legata ora all'anello, e con le due ancore il peso aumento, senza appesantire ulteriormente.

Oggi ho detto grazie, detto con il cuore, dovrei dire e fare molto di più. Mi impegnerò

In un giorno di pioggia

Is è mo laoch, mo ghile mear
Is è mo Shaesar
ghile mear
Ni fhuras fein aon tsuan as sean
o chuaigh i gcein mo ghile mear

Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Anna Liffey e alle strade del porto.
Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango,
e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.

Hai i fianchi robusti di una vecchia signora e i modi un po' rudi della gente di mare,
ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d'estate.
Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi,
ti culla leggero nelle sere d'inverno, ti riporta le voci degli amanti di ieri.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

Hai occhi di ghiaccio ed un cuore di terra, hai il passo pesante di un vecchio ubriacone,
ti chiudi a sognare nelle notti d'inverno e ti copri di rosso e fiorisci d'estate.
I tuoi esuli parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli,
si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di profughi e santi.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora
e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.
In un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo leggeri sull'aria di un Reel.

Euridice ed Orfeo

"Alla musica dolce di Orfeo, cessava il fragore del rapido torrente, e l'acqua fugace, obliosa di proseguire il cammino, perdeva il suo impeto ... Le selve inerti si movevano conducendo sugli alberi gli uccelli; o se qualcuno di questi volava, commuovendosi nell'ascoltare il dolce canto, perdeva le forze e cadeva ... Le Driadi, uscendo dalle loro querce, si affrettavano verso il cantore, e perfino le belve accorrevano dalle loro tane al melodioso canto (...)".

Cosi si narra della malinconica e triste melodia della lira di Orfeo, al quale per dare un tocco di soave sensazione aggiunse altre 2 corde alla sua lira da 7.
Euridice, donna da lui amata, sola ed unica. Non si concesse ad altre dopo la sua morte ma preferì scendere nel regno dei Morti, tra Ade e Persefone, per riavere il suo amore. Il suo suono riuscì a fermare la collera dei diavoli, la fame di Cerbero e per la prima volta si conobbe la pietà in quel mondo. La commozione dei Due permise a Orfeo di riavere indietro la sua Euridice, a patto che Egli non si fosse volto indietro per guardarla.
Così fece, la prese per mano, tornarono felici indietro, ma nel tenerle la mano, Orfeo, ebbe l'impressione di avere l'ombra della mano della sua amata.

"(...) Nè la regale sposa, nè colui che governa l'abisso opposero rifiuto all'infelice che li pregava e richiamarono Euridice. Costei che si trovava tra le ombre dei morti da poco tempo, si avanzò, camminando a passo lento per causa della ferita. Il tracio Orfeo la riebbe,a patto che non si voltasse indietro a guardarla prima di essere uscito dalla valle infernale (...)"

Cosa lo spinse a voltarsi se non il suo troppo amore!

Filastrocca

Sole luminoso e incadescente
caldo e splendente
che irradia gioia e felicità
toglie noia con semplicità
diverti con poco e con niente
è un gioco conveniente
alza le braccia al cielo
e vedi la faccia da angelo
sulla bocca un ampio sorriso
e un sogno condiviso
vuole le menti felici
senza turbamenti diaboloci
il mio canto allegro e birichino
fresco e genuino
vuol cantare senza garbo
ma senza esser superbo
che di felicità vuol parlare
guardando il sole illuminare

Cobalto

Piume argentate e bianche, unite al celeste cielo e cristallino mare sorvolati da uno spiegamento di ali di un albatro, mostra quanto è cobalto il mondo, con sfumature tutte su quel colore, su quella tranquillità che trasmette.

Mi vorrei ispirare a quella sintonia di poesia azzurra che accompagna la mia via, e dedicare la mia mente e il mio spirito, e ricreare la stessa atmosfera, di pace e di quiete. Vorrei prendere in mano una tela, un pennello e iniziare a dipingere, vorrei però che avesse una forma concreta e ben distinta, oppure prendere uno strumento e iniziare a comporre una melodia pacifica che al sol suonare rende mite il clima e i pensieri.

Qualcosa che mi appiani il movimento dei sogni e che mi riporti alla realtà senza dover ferire.

La bestia dell'orrore

La mia spada era incrinata. Colpa dei colpi e contraccolpi. Ne avevo visti di uomini cadermi ai piedi trafitti da questa spada. Ogni volta speravo una spada più veloce, più forte e più volenta mi trafiggesse il cuore, ma la mia volontà di vivere primeggiava. Ogni volta la mia causa era "giusta" e di fronte ad un campo di battaglia, tutti uomini, non siamo uguali, ci distingue la razza, la lingua. Il potere ci aveva indotto a volere più potere, la ricchezza più ricchezza.

Perchè non riesco a fermarmi, a scappare, a imporre la mia volontà contro questa follia? Perchè ogni volta mi dico che non lo rifarò e poi faccio tutto l'opposto?

Fermami! La tua anima innocente, la tua anima pura, la tua anima calda può riscaldare il mio gelido cuore. Ferma questa bestia.

Amicizia

Abbiamo sempre viaggiato a fianco, spettatori e attori, non c'erano ruoli definiti, ma abbiamo sempre vissuto senza un copione già scritto, lo inventavamo al momento. La strada era sempre dritta ma la cosa bella era chi ci veniva incontro. Non sono casuali gli incontri, le persone conosciute, sono straordinari. Nelle coincidenze non ci ho mai creduto, eppure qualche volta mi viene da pensare se non c'è un filo del karma già segnato e un marionettista che si diverte a intrecciare i fili tra loro. Non ci voglio pensare.

Sono quel che sono, sempre lo sarò, eppure ogni persona che ho incontrato me l'ha in qualche modo cambiata, resa migliore, e continua a renderla migliore. Non si può sempre peggiorare. Quando parlo di amicizia, io dò sempre il mio massimo, la mia aspirazione massima è quella di vedere tutti felici intorno a me, non importa se non lo sono io, ma se gli altri sorridono, lo faccio anche io.

Ho sempre dato tutto a tutti, non me ne pento e continuerò a farlo. Mi dispiace anche per quelli che ne sono usciti dalla mia vita, chi mi ha fatto del male e che non ha avuto il coraggio di ricevere il perdono, chi ha fatto del male consapevole di non volerlo il perdono. Mi dispiace perchè in qualche modo quegli errori, mi hanno aiutato a crescere.

A distanza di tempo vorrei davvero ringraziare uno per uno, ma immagino la lista sia davvero lunga. Credo che chi legga questo messaggio, possa sapere che è per lui/lei.

Grazie di cuore, darò sempre il massimo per chi lo ha fatto con me la stessa cosa

Rugiada

E' mattina e la fresca brezza primaverile mi sveglia come un velo bagnato che poggiandosi sulla tua guancia, non ne senti il peso ma la sua umidità. Era ancora notte e sopratutto era ancora l'inverno ma sembrava l'inizio di una giornata che si preannunciava calda. Spalancai la finestra per scrutare qualche piccolo movimento ma a parte le luci della strada e lo sfrecciare delle macchine era tutto quiete intorno a me.

Era tanto che non dormivo con qualcuno accanto e che mi svegli d'improvviso in anticipo alla mia sveglia. Mi avvicinai così alla sponda del letto opposto dove la luce soffusa dell'abat-jour illuminava il viso candido di lei. Era un viso d'angelo con un espressione triste, dovuta a qualche ricordo passato e ancora non cancellato. Volevo sfiorarla e accarezzarla, ma la paura di destarla mi fermò. Non sapevo se l'avrebbe presa bene o il contrario. Non volevo rovinarle quel suo riposo. Alla fine tornai a sedermi sul divano nel soggiorno, chiusi gli occhi e vagai per mondi assurdi per trovare un modo per ridare un sorriso a quella donna.

Infine tornai nella camera da letto, semplicemente un bacio sulla guancia, lei dormiva ancora ma i suoi incubi divennero sogni. Lo immaginai guardando il suo volto colorarsi di un sorriso. Ero felice.

Andare

Non chieder la sua mano, di grazia
come ogni giorno il mio cuor si strazia
e dai miei occhi sgorgan lacrime
al tuo amor che mi reprime.

So renderti una smorfia e un sorriso
ma la mia stanza è vuota e io assiso
spero che la mia notte passi veloce
perchè sognare mi è tanto atroce

attendendo che i miei pensieri vadano
a qualcosa che mi renda felice
che non sia un ricordo e ricadano
a te che sei così pura e semplice.

Non ho parole di conforto da dedicarti.
Questo lamento, se così vorrai chiamarlo
fatto da un cuore che male non vuole recarti,
piange della persona che non vuole amarlo.

False promesse

Ci illudiamo di essere sempre perfetti, di essere sempre disponibili e di donare il nostro cuore a qualcuno. Io l'ho fatto, non mi sono pentito. Poi ho aperto gli occhi e ho visto tutto sbattere contro un muro. Le ho riprese con me e mi son detto che mai più le avrei donate ad altri immeritevoli. Quando dopo ti chiedi cosa te ne fai da solo se non puoi condividere il tuo essere con qualcuno?

Si capisce che non è facile però non trovare muri, o trovare chi nè sia padrone senza abusarne della tua gentilezza. Si impara anche a limitarsi e purtroppo a fare false promesse.
Non è di false promesse che si vive, ma neanche di incertezze futuri. Si vive il presente, si cerca di fare il possibile. Non è la promessa che deve essere fatta per mantenere il vincolo. Ci deve essere qualcosa di più profondo a farti mantenere vivo il legame con una persona.

Di legami non ne ho mai fatti, nè saprò se potrò mantenerlo, so solo che di certo farò di tutto per mantenerlo saldo. Per me. Sopratutto per te

Seduto sulle sponde del lago

Volando tra i cieli imbruniti, quando il calar del sole pregiudica l'assenza della luce. La luna non è con me in questa notte e questo lago sembra così tetro come se fosse un rifugio di anime dannate. Non mi rincuora. Avrei voluto essere nella fioca luce di una candela o nel tepore di un camino che illumina e che riscalda la pelle. Ho preferito non essere in un luogo chiuso, ma di aspettare che il vespro lasciasse posto al solitario cielo stellato. Ognuna rappresenta qualcosa per qualcuno, per me solo le stelle. Mi ranicchio per ripararmi dal freddo, ma ho capito che anche con tante coperte addosso, non sentirei caldo. Ho provato a piangere ma le lacrime non scendevano, non era un buon motivo. Poi ho capito, era la tristezza. Non ho sorriso e mi ha reso il cuore freddo. Non ho sorriso e la luna scelse di non offrirmi la sua compagnia. Ho aspettato che arrivasse qualcuno alle mie spalle e invano ho atteso. Mi chiedo domani cosa accadrà se ancora qui dovessi restare e se non volessi tornare.

Ho preferito la solitudine perchè il mio stato avrebbe contagiato quello che mi circonda, ho scelto di uscire perchè essere prigioniero non è un mondo che sopporto. Ho scelto la sera perchè non volevo che nessuno lo venisse a sapere

Felicità?

Mi chiedo spesso cosa sia e come lo si riconosce. Ho pensato che sorridere sia felicità, che gioire sia felicità, che essere contenti sia la felicità, che stare bene sia la felicità. Ma è solo la durata dell'attimo/momento? O è il perdurare di quello stato nel tempo? Esiste un modo per rappresentare la felicità? Per parecchi stati d'animo esiste una faccia che la rappresenta, qualche increspatura agli angoli della bocca quando sorridiamo, le sopracciglie allungate verso l'alto se siamo stupiti, qualche lacrima o occhi lucidi se siamo tristi. Ma se siamo felici?
C'è chi è contento della solitudine o della sua indifferenza e quindi che faccia farebbe?

Devo ancora capire se lo sono o per niente.

La parte più debole di me

Senza costante con troppe parole non servono a niente eppure non riesco a non dirle.
Pensare.
Convinco me stesso che è colpa del vento le foglie che cadono, stagioni che cambiano e qui.
E' tutto uguale.

Mi muovo sfiorando il senso di tutto ma il centro di niente, lo scudo è pesante per me.
Difendo

La mia parte più debole è quella migliore ma forse neanche esiste o forse l'hai tu.
Non farle del male.

Ho provato ad immaginarti sempre sola, non vedevi l'ora di parlarmi come una volta. E' impossibile per me, vedermi ancora debole.

Respiro il tempo nel senso di svuotamento.

Ho aspettato immobile nell'ombra, resto fermo per non percepire la distanza.
Ho ancora fiato per gridarti il mio nome.
Resto fermo per non assaggiare la tua lama, troppo presto ancora per mostrarti le mie lacrime.

Sfuggente leggiadria

Di Te ho desider di cantare,
di regalar il mio pensiero al tuo volare.
Come una poesia m'accompagni
o come la pioggia tu mi bagni
Presente e sempre impercettibile
ma così reale e tangibile.

Chiuder gli occhi è solo piacere
se la tua immagine riflette
e mi duole poi riaprirli
perchè non ti vedo con il mio
vitreo cristallino castano
ma con il cuor dell'animo.

Piacevole il tuo sorriso
mi rende quella solarità
che dono ma cerco
e non rivederti non mi perdono.
Farfalle librano in aria
per salutarti al tuo passaggio.

Dannazioni d'angelo

Caduti su questo mondo entrambi
per dar luce e speranza in tutti i limbi.
Il nostro dovere ci impone a distanziarci
e per questo destinati a odiarci.

Tu sei un'anima dal cuore impulsivo
dai ragione al tuo stato istintivo.
Io sono quello più mite e calmo
racchiude il suo sogno nel palmo.

Le tue ali hanno regalato il sorriso
e le mie volontà hai deriso
hai preferito alleggerire il tuo cuore
e hai visto il mio mentre muore

Le mie ali sono state strappate
odiate, estirpate, gettate, maltrattate
solo per una tua vacua vanitò
e dimostrato la tua meschinità.

Ora voglio farti accorgere
come nonostante non sappia volare
e non saprò come si fa per amare
la felicità si può raggiungere.

Qui non passi!

Io sono davanti a coprire
e il mare impetuoso ruggire
che viene verso di te
e il mio corpo ti difende.

Scudo fanno le mie membra
si spezzano parte e sembra
la morte la sente più vicina
ma il tuo corpo cammina

distante dal mio che ti protegge
e questo oceano non lo si regge
se a combattere per quello che siamo
sono io e tu che dici: dimentichiamo.

"Qui non passi!" Gridai alle acque
inferocite e imperverse
per sperare che ti accorga che qualcosa
mi intrattiene e tu stai camminando sola

Solito scorrere

"Capitano, non abbiamo avuto notizie." era ormai la solita frase di buongiorno in caserma. Appena arrivato l'ufficiale di turno mi dava il buongiorno con nessuna buona notizia per rallegrare la giornata di lavoro. Seduto, con la tazza di caffè in mano; sulla scrivani vari appunti, una mappa della città, un portapenne e un computer portatile. Il resto solo cartacce da buttare. La mia giornata inizia così e di tutti quei casi ricevuti su cui trovare delle tracce e delle piste sono tutte accantonate senza un punto da raggiungere o senza un indizio per continuare oltre. Avete presente quando per completare un puzzle da 5.000 pezzi ti manca l'ultimo pezzo? Ecco così mi trovavo con la maggior parte dei miei casi. Avevo le informazioni e mancava solo l'ultimo pezzo, il nome della persona da trovare.

Intanto guardavo fuori dalla finestra, lo sguardo perso sui lavori di ristrutturazione della palazzina di fronte, la mente occupata a pensare a tutto fuorchè il mio lavoro e la mia attenzione ogni tanto presa da uno squillo di telefono.

Sembrava come se stessi lì seduto ad aspettare che fossero i criminali a dichiararsi colpevoli. Non volli stare molto seduto, accesi il computer, la mia posta interna e qualche informatore mi dette una notizia senza volerlo. Aspettai solo il momento giusto per alzarmi e uscire. Dovevo trovarmi faccia a faccia con lui.

La sedia composta al suo posto, il giubbotto, le armi lasciate nel cassetto della scrivania chiusa a chiave e senza avvisare nessuno presi la macchina per andare al parco.

Il bardo Senzanome

Non ricordo il suo nome. Il nome fu dimenticato nel tempo. Non era molto importante da essere ricordato.
Di lui si ricorda solo il suo mestiere di menestrello e giullare anche se a me piace ricordarlo come un bardo musicista dall'indubbia bravura. Le sue sinfonie erano capaci di calmare gli animi più impetuosi e donare bellezza a quelle piccole cose cui l'importanza non vi apparteneva.
Di lui ricordo una sola melodia; pochi hanno avuto il piacere e la fortuna di ascoltarne di più.
Era sempre circondato da qualcuno anche se, purtroppo, nessuno lo conosceva o egli conoscesse qualcuno.
Il giorno dopo nessuno dei presenti lo avrebbe rivisto e con la consapevolezza di ciò, nessun di egli si prese l'accortezza di chiedergli il suo nome. Nessuno lo avrebbe chiamato per nome l'indomani.

Nonostante fosse tra la gente era sempre solo con la musica. Di lui questo solo si sa.

Fuori piove

E fuori piove! Ogni volta che pioggia mi torna in mente quando mio nonno mi raccontava che ogni goccia era una persona lontana che piangeva e che voleva farlo sapere al mondo. Quell'idea mi è rimasta tant'è che ancora ci credo, e continuerò sempre a farlo.
Per me la pioggia oltre ad essere il pianto di qualcuno è qualcosa che vuole indicare la "pulizia". Chi si vuole lavare della sua coscienza sporca và sotto la pioggia e ci rimane finchè non è fradicio. L'ho fatto anche io e ci volevo rimanere.
Si va sotto la pioggia per nascondere le proprie lacrime, in modo che si confondino con esse.
Si va sotto la pioggia perchè ogni goccia che tocca terra produce un suono e si cerca certe volte di immaginare la melodia o la ninna nanna che l'accompagna mentre con occhi vitrei guardi fuori le goccioline scendere a velocità differente colpire e frantumarsi in gocce più piccole.
Non mi stanco di vedere la pioggia, è un fenomeno naturale. Non mi stanco di vedere la pioggia perchè è il mio anno zero. Non mi stanco di sentire e vedere la pioggia perchè il cielo diventa grigio, nuvoloso, triste e malinconico.

Hai mai provato a danzare sotto la pioggia? Io l'ho fatto almeno una volta, non lo voglio rifare ma non me ne pento. Io ho danzato per cancellarmi e non ci sono riuscito.

Sognatori nel tempo

Non si deve cancellare la storia,
nè le persone che l'hanno compiuta.
Non bisogna cancellare il passato,
nè le persone con cui la si è vissuta.

Non pensare al tuo domani,
non puoi conoscere i suoi piani.
Non c'è bisogno di pensare al futuro,
se non vuoi che quel giorno si allontani.

Pensa semplicemente che è oggi,
tu sei qui e ricordi quello passato.
Pensa che sei qui nel presente,
perchè vuoi che arrivi il futuro.

La relatività dell'Io

Come ci vedono gli altri? Abbiamo sempre dei giudizi perchè è giusto esprimere un parere dell'altrui persona. Mi sono sempre chiesto come mi vedono gli altri. Conoscono il mio essere "rompipalle" e magari l'io "depresso", ma gli altri ego? Ognuno ha una propria maschera da mostrare la quale potrebbe essere identica alla vera faccia o molto dissimile. Quindi come facciamo a sapere se è quella che più assomiglia alla faccia se non lo sappiamo? Io non mi prendo il lusso di giudicare, non per non essere giudicato, ma perchè potrei sbagliare opinione su qualcuno. Io non giudico, non perchè non sono giudice, ma perchè ognuno cambia in base a chi si ha di fronte. Posso farlo anche io, purtroppo, ma è solo adattamento alle varie persone con cui si ha di fronte. Potrei cambiare dal santo al diavolo, ma so che certe maschere le evito perchè proprio non mi starebbero decentemente. Mi chiedo quale me stesso viene mostrato in primo piano, visto che l'impressione che ho di me di certo non è una delle migliori.

"Sono Uno che nella molteplicità delle altre persone può diventare Centomila e in questa moltitudine, il mio Io perde il suo significato originale diventando Nessuno."

Mi sa che un giorno dovrò leggermelo quel libro.

Musa ispiratrice

Fanciulla, dai boccoli castani come il legno di una ciliegio con i suoi petali rosi fra le tue chiome come fossero farfalle che si posano su di essi. Una scena da dipingere con tutti i colori dell'arcobaleno e le sue sfumature che ti doni grazia per la tua bellezza immensa. Tu hai rapito il mio cuore, tu hai strappato la mia anima, e queste che io ti dedico sono solo poche righe, mentre non posso smettere di mirare la tua soave avvenenza che ha preso possesso dei miei occhi. Tu, dalla voce carezzevole come una mano che sfiora appena il mio viso e che la rende così armoniosa da rimanere estasiato giorni interi ad ascoltarti mentre canti o semplicemente mentre respiri. Tu, dalla delicatezza tenue e dalla pelle soffice e candica, bianca e pura come non sfiorate da altrui mani.
Tu, dama, principessa, musa, hai fatto di me il tuo poeta, tu che sei l'ispirazione dei miei versi, odi il mio nome, e ti prego, rivelami il tuo.

Sono ancora troppo lontano dal poterlo udire chiaramente, eppure mai scorderò quello che mi avete regalato.

Cavaliere senza gloria

Tu, Cavaliere senza nome, senza bandiera. Tu, rozzo e truce, ma dal cuore puro e gentile. Tu, solo e triste, che avresti voglia di non lottare.
Per campi di battaglie furiose, nelle notti illuminate dai falò dei campi, che visti da lontano sembrano tante lucciole, vorresti andartene e star seduto in meditazione o leggere.
Vorresti cavarti gli occhi per l'orrore che hai visto, vorresti staccarti le mani per la morte che hai seminato, vorresti tagliarti la lingua per le parole di odio pronunciate e vorresti tapparti le orecchie per i gemiti di morte.
Preferiresti scappare che combattere, ma questo non ti è concesso. Vorresti desiderare la tua morte, ma hai troppa paura. L'eterno indeciso sarai eppure continui a mietere vittime.
Se davvero sei deciso a combattere, invece di trucidare uomini, donne e bambini, prova a colpire spiriti evanescenti dove la tua spada può solo attraversare e non uccidere. Sono solo gli animi delle tue vittime. E allora capira che sarà solo il tormento a guidarti.
Se non volevi lottare, se non volevi scappare, non dovevi nascere Guerriero.

Puoi solo girarti e notare che non sei solo: altri come te ti seguiranno con la tua stessa sorte

Qualcosa da affrontare

Possiamo tranquillamente continuare a vivere senza rivedere nulla di quello vissuto, eppure qualcosa che abbiamo perso per strada ci farebbe comodo ritrovarlo. Possiamo essere quieti e pazienti, eppure potremmo finire i nostri giorni ancora ad aspettare. Possiamo combattere ed essere furiosi, eppure potremmo combattere battaglie inutili. Guardare saggiamente al di fuori delle nostre azioni è quella cosa che ancora mi manca, quello che cerco. Eppure sono così combattuto dal lasciar perdere tutto e vivere senza spargimenti di sangue.

"Ser Destino, io le lancio il guanto di sfida, per affrontarla in un regolar duello fra uomini. Ma non voglio vincere, voglio avere solo la certezza di averla affrontata con coraggio."

Leggeri voli

Quando pensi di sapere qualcosa, ti accorgi di non esserne sicuro. C'è sempre qualcosa che non si considera, quella piccola parte che trascuriamo perchè la pensiamo superflua. Così nella vita, come per gli esercizi di matematica semplici. Finchè sono esercizi, puoi sempre rivederli e correggere l'errore, se si tratta della tua vita, rimediare diventa più complicato. Forse agiamo sempre non considerando quello che succede, che abbiamo ogni volta la situazione sotto controllo, ma al primo segnale di fuori pista ci accorgiamo che abbiamo scelto la pista per esperti sciatori senza saper sciare.

Se un giorno dovessi trovare la mia macchina del tempo, non tornerei indietro per sistemare i miei errori, non andrei nel futuro per vedermi dove sarò, ma vivrò ogni giorno come se fosse il mio compleanno perenne e io devo aprire il mio regalo ogni giorno che passa