Stella del mattino

Storto di testa,
pensier si desta,
un dì di festa
quasi onesta.

Ali di farfalla,
nell'aria balla,
su scia gialla
posatosi in spalla.

Stridio del metallo,
vasto mantello
di verde cristallo
del mio fratello.

Un pizzico d'aroma
con la di lei chioma
gusto senza fretta
sveglio da un'oretta

Fioritura

La pioggia tintenna come una melodia,
abbandona e vaga ora la mia fantasia,
staccando tutto quello che è armonia
e la porta lontano con sè nella via.

Brulicano in pensieri riflessi,
da tempo sono sempre gli stessi.
non mi capacito che tu esistessi,
che tu vivessi.

Soffoco gli occhi nel buio della stanza,
ti ho sempre dato troppa importanza
e fra me e te tutta questa distanza
mi fa capire che non ho fatto abbastanza.

Ti tendo le mani, non posso fare molto.
Come un campo in cui semino il raccolto
io scavo quello che invece ho sepolto.
Comprendo che sono sempre stato uno stolto

La notte dormivi

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange muta,
dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia -
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t’implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l’alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c’è chi come te attende l’alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l’alba.

Paranoid

Finished with my woman 'cause she couldn't help me with my mind
People think I'm insane because I am frowning all the time
All day long I think of things but nothing seems to satisfy,
Think I'll lose my mind if I don't find something to pacify
Can you help me occupy my brain?
Oh yeah
I need someone to show me the things in life that I can't find,
I can't see the things that make true happiness, I must be blind

Make a joke and I will sigh and you will laugh and I will cry
Happiness I can not feel and love to me is so unreal
And so as you hear these words telling you now of my state
I tell you to enjoy life, I wish I could but (it's/I'm) too late

La festa del falò

Barlumi di fuochi benedetti, il banchetto procedeva come tradizione. Intorno ad una montagna fiammeggiante, tutti seduti a mangiare della zuppa. Era l'ultima festa prima di partire e la nostra compagnia si era fermata a riposare. Il tempo era abbastanza rigido ma non avrebbe fermato i loro balli successivi.
Ero più distante da tutti, guardavo le stelle e non mi interessava della compagnia. Un compagno del mio battaglione mi si avvicinò chiedendomi di unirmi a loro. Ero di passaggio. Gliel'ho spiegato guardando le scintille del falò:

"A guardarle così sembra che dentro ognuna di quelle piccole luci dimorino i loro piccoli sogni e i loro ideali. Uno per uno sono arrivati qui portando le loro piccole fiammelle. Poi, per non lasciar spegnere quei piccoli fuochi li lanciano in uno più grande, in una fiamma enorme. Però il mio fuoco non è qui. Può darsi che senza riflettermi mi sia solo fermato a scaldarmi a quel falò."

Era lontano da quel calore che cercavo.

Poker!

Avrei potuto vincere la mano. Avevo un'ottima possibilità che altri non avessero un punteggio più alto del mio. Ma cosa mi spinge dunque a passare la mano? La paura? No, non credo. Per cosa poi? Avrei perso qualcosina ma non tutto il mio piatto. L'insicurezza? No, non credo neanche questa. Ho fatto azzardi ben peggiori per arrivare dove sono. Volevo solo continuare a mettermi in gioco. Sapevo che vincendo non avrei ottenuto nulla, avrei preferito giocarmela in condizioni estreme, perchè la vittoria viene gustata meglio. E se fosse stata una sconfitta, sarei stato ancora più contento: avrei imparato a giocare meglio.

Rimescolo le carte e stavolta punto tutto. Avevo solo un 7 di cuori e un 3 di fiori.

Rosae purporea

Rosa vermiglia, di fuoco piacere
e ardente passione, brucia di
calore e accompagna la mia
distruzione.

Apriti, il cielo non è cosi scuro
di notte. Le stelle ti fanno
compagnia e non ti lasciano
solo.

Crescerai anche senza la luce
del sole? O dipenderai
sempre dalla tua sorgente
luminosa?

Rattrista l'animo, quando ti
secchi. Spegni l'ardore e
la voglia di guardarti
morire.

Hai dimenticato la cura con
cui ti tenevo tra le mani.
Non mettevi petali ma solo
spine.

Il piccolo principe e la volpe

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.