Volevo dirti

Pensiam di dire e non diciamo
vogliamo invece la pretendiamo
la parola è sinonimo, vicino,
il significato diverso, mancino.

C'è il mare e c'è il sole
ma preferisco le tue parole,
C'è il tempaccio c'è la neve
rimanimi con il tuo tocco lieve.

Se c'è una cosa che volevo dire
probabilmente non te l'ho ancora detto
ma siamo qui insieme per unire
non solo i desideri sul letto.

Volavi tra nuvole e luna
mi fermavo ovunque tu ti fermavi
ti seguivo sempre dove andavi
incontrarti è stata la mia fortuna.

Abbronzature di noi

L'altalena dei colori archeggiavano nuvole
tra il ciano lontano sfumando nel rosso calore
durante l'arpeggiar di una viola scordata
e la musica piena di note nessuna stonata.

Fioccheggiavano boccoli di rose nel cielo
tra i tuoi capelli lisci come un morbido velo
che profumavano di buono e di girasoli
e i tuoi sorrisi che mi davan effetti benevoli.

Scintillavi come una stella di propria luce
Incantevole al guardare e inafferrabile
eppur così piccola e tanto docile
che con il suo sguardo il tuo cuor seduce.

L'alba e il tramonto abbiamo visto insieme
addormentandoci nella culla della luna
abbiam legato i nostri cuori ed anime
creando un'alchimia strana ed arcana.

La veglia mattutina era fatta dei nostri desideri
reali e sperati, innocui e taluni profondi
che null'altro potevano essere che sogni veri
della vita che vogliamo e tu ti circondi.

Pretendevo la tua mano e passeggiavamo
su quella spiaggia di sabbia e argento
ogni mio gesto era preciso e attento
alle conquiste che insieme facevamo

Auricolari nelle orecchie e musica in testa

Corse fuori. Pioveva quel giorno. Era successo tutto così in fretta che non aveva voglia di allacciarsi quella scarpa che gli andava larga o sistemarsi il collo della camicia che era mezzo sgualcito dalla fretta. La fretta non gli aveva permesso nemmeno di prendere un caffè, anche se erano le 4 di mattina. Il vento tirava forte e la macchina non si metteva in moto. Così non perse tempo a decidere cosa fare. Prese la bici e si affrettò sotto quella pioggia che non lo rallentava. 
Tornò a casa dove la nonna che ogni volta gli sorrideva distesa sul letto. 
Ebbe quella notizia dalla madre, e il cuore gli batteva forte dal dispiacere. Sapeva che non stava bene, da giorni ormai. Sapeva anche che non sarebbe stata li per sempre. Ora era lui che la guardava addormentarsi per l'ultima volta mentre il suo viaggio continuava per mete sconosciute.
Pianse un poco e abbracciò forte i suoi parenti prima di tornare a casa. Erano le 7 di mattina e aveva smesso di piovere. Tornò sudato, si diede una lavata veloce e si preparò una tazza di latte caldo. Era autunno e quel giorno era sabato. Un inizio weekend decisamente poco entusiasmante.
Si stese sul letto quel giorno, prese con se il suo lettore mp3 e scorreva nella playlist tutte le canzoni. Ascoltava dieci o quindici secondi, senza aspettare che il cantante potesse dire la prima parola del suo brano. E ad ogni cambio corrispondeva un ricordo di lui con la sua nonna: la coperta che da piccolo gli rimboccava, il pranzo che gli preparava quando i suoi genitori lavoravano, lasciarlo andare in giro con la bici per il parco senza perderlo di vista e comprargli un gelato come premio per essere stato attento, 
Di li era passato un terremoto di ricordi, che nonostante tutto aveva scosso per bene la sua testa, lasciandogli solo un disastro nella testa ma l'ordine nella stanza. Si alzò per ora di pranzo con il lettore quasi scarico senza che si fosse fermato. Si alzò sorridendo, perchè sua nonna era li: gli aveva rimboccato le coperte mentre riposava e cantato la sua ninnananna come quando era piccolo. Il suo cuore non le permise di lasciarlo da solo, quel giorno o quelli seguenti.

Angelo in fiore

Come una stella persa nei tuoi cieli
innamorato della più bella tra gli angeli,
mi hai regalato le tue ali e il tuo amore
e ricambio con le mie braccia e il mio cuore

Insegnandomi a volare sopra le nuvole
sopra i mari e la sera tra le lucciole
mi tieni la mano e mi porti con te
in ogni angolo di mondo che c'è

Hai segnato la mia vita con il tuo viso
mi tiri la labbra a disegnare un sorriso
per ricordarmi che la vita è un sogno
e di te ogni volta ne ho bisogno

Ma nella notte tu cupa e paurosa
necessiti della mia premurosa
veglia nei tuoi tormentati sonni
e i tuoi risvegli senza affanni.

Son qui e siamo qui insieme
per piantar in terra il nostro seme
Per tenere cura di quello che cresce
per assaporar i frutti che ne riesce.

Gentile star fermo

Così parev di restare in estate
tra il cullare delle onde infrante
e il sol che pian pian curante
delle persone dallo scoglio tuffate.

Mentre ben si vedeva il faro lontano
che sul porto le navi attraccavano,
partivano e velavano, nell'imboccatura
che il mar formava nell'architettura

Viaggiavo lontano con la mia mente
e tornavo alla giovane età dell'innocenza
dove giaceva assopita la mia coscienza.

Leggevo un libro leggero e semplice
mio compagno fedele e complice
che la lettura pareva divertente.

Fuori non era la mia avventura preferita.
Pensavo che la chiacchiera mi era lieta
Tra te che solente mi insegnavi
e io che sbagliavo nell'imitarti.

Ora qui è fermo come allora,
ma mai sono stato così attento
a quello che ora mi avvalora
e che senza te ormai mi pento.

Come si riconosce la felicità?

Ogni giorno, il nostro primo pensiero è il risveglio: travagliato, ritardatario o confusionario. Qui iniziamo a maledire, dapprima la sveglia che è suonata in ritardo, ovviamente dopo tre volte che non l'abbiamo sentita, poi il caffè che nella moka non ha intenzione di uscire, magari perchè abbiamo dimenticato di accendere il gas del fornello. Ogni peripezia ci porta ad odiare il risveglio tanto che riusciamo a portarci questo nostro malessere per tutta la giornata. Al lavoro per colpa del ritardo arriviamo tardi e le nostre commissioni le sbrighiamo con più ritardo, per esempio.
Come possiamo essere felici?
Se mi facessero questa domanda al mattino risponderemmo che la felicità si trova nell'arrivare perfetti alla sede lavorativa, dopo un ottimo risveglio con una colazione già pronta.
Ma la nostra giornata non è andata proprio così. Al lavoro il nostro superiore ci chiede sempre qualche straordinario fuori dal nostro ordinario, qualche servizio più urgente che ci fa dimenticare quello che stavamo facendo prima, una pausa che non riusciremo a consumare in pieno facendoci rilassare giusto quel tempo per andare in bagno a lavarci le mani.
Come possiamo essere felici?
Se mi facessero questa domanda dopo la giornata lavorativa risponderemmo che la felicità si ha nel sapere che quella giornata è finita e che abbiamo portato a casa la nostra paga da buon lavoratore disciplinato e rispettoso e che magari un giorno avremmo una promozione.
Ma ovviamente a parte la paga che non è quella che ci spetta, il resto probabilmente sono solo vacue speranze. La sera torniamo stanchi ed esausti, probabilmente con poca voglia di preparare una cena salutare, o magari finiremmo proprio per comprare una pizza d'asporto. Mangeremo di fretta la nostra cena mentre in TV guardiamo uno programma che non ci fa neanche ridere dopo la giornata passata e dopo esserci lavati i denti e messi il pigiama, ci corichiamo a letto per poi riprendere la nostra giornata.
Come possiamo essere felici?
Magari trovando una cena pronta, un programma che ci aggrada, finiremmo questa bella giornata in bellezza.
Ma non è così, perchè poi suonerà di nuovo la sveglia del mattino, la quarta per la precisione.

Il segreto della felicità, per me, non sta nel guardare al giorno futuro lontano, ma al futuro più prossimo, non al passato più lontano, ma al passato più vicino. Per essere felice non voglio un qualcosa che mi si addica ma un bacio di prima mattina e il suo sorriso la sera perchè mi facciano sentire il buonumore mentre preparo la colazione e un sorriso la sera che non mi facciano pensare al programma disastroso passato alla televisione ma alla giornata che nonostante tutto abbia portato ancora una volta il sorriso. Per me può essere sconvolgente tutta la giornata ma avere lei accanto la mattina e la sera mi fa essere felice.