Rugiada

E' mattina e la fresca brezza primaverile mi sveglia come un velo bagnato che poggiandosi sulla tua guancia, non ne senti il peso ma la sua umidità. Era ancora notte e sopratutto era ancora l'inverno ma sembrava l'inizio di una giornata che si preannunciava calda. Spalancai la finestra per scrutare qualche piccolo movimento ma a parte le luci della strada e lo sfrecciare delle macchine era tutto quiete intorno a me.

Era tanto che non dormivo con qualcuno accanto e che mi svegli d'improvviso in anticipo alla mia sveglia. Mi avvicinai così alla sponda del letto opposto dove la luce soffusa dell'abat-jour illuminava il viso candido di lei. Era un viso d'angelo con un espressione triste, dovuta a qualche ricordo passato e ancora non cancellato. Volevo sfiorarla e accarezzarla, ma la paura di destarla mi fermò. Non sapevo se l'avrebbe presa bene o il contrario. Non volevo rovinarle quel suo riposo. Alla fine tornai a sedermi sul divano nel soggiorno, chiusi gli occhi e vagai per mondi assurdi per trovare un modo per ridare un sorriso a quella donna.

Infine tornai nella camera da letto, semplicemente un bacio sulla guancia, lei dormiva ancora ma i suoi incubi divennero sogni. Lo immaginai guardando il suo volto colorarsi di un sorriso. Ero felice.

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