I sogni annegati

Fu il tramonto. Era afosa la giornata e sdraiati sulla ghiaia, su una tela, guardavamo il mare. Mi raccontavi dei tuoi sogni e delle tue ambizioni. Eri la sirena del mio mare, quello che non si pareva dinnanzi me, quello che immaginavo spaziare nella mia testa. Sei sempre stata la luce del faro che guidava le navi alle sponde della riva, nelle quiete giornate o nelle burrascose tempeste. Il riferimento dei miei ideali.
Non ci accorgemmo che il tempo era passato, e la notte con esso. Era l'alba. Ci stringevamo l'un l'altro come a voler che quegli attimi non avessero mai fine. Come il ciclo giorno e notte che si alterna, come le onde che si infrangeranno sempre contro la riva per poter subito dopo ritentare la loro forza. Noi siamo stati molto più deboli.
Quasi posso sorridere. Io non ho perso l'abitudine. Continuo a gioire e portare serenità, anche senza di te. Un pilastro che mi è crollato addosso, ha distrutto il castello di me, e mi son accorto che non c'è bisogno di un luogo per vivere. Si può vivere in qualsiasi luogo possiamo chiamare "casa" e mentre seduto su quel telo indico il mare. Indico il mare a mè stesso in ricordo delle nostre promesse, dei tuoi sogni e che se quelle onde sono più forti del mio amore.
Io un giorno tornerò a sognare, come quel ragazzo che vedeva un libro di fiabe che pian piano si avvicinava al lieto fine.

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